I TAMBURI DI TRICARICO

 

Pietro Cirillo decide di valorizzare al massimo il patrimonio musicale della sua terra e così nasce la voglia di incontrare, in un progetto musicale inedito, i Tamburi di Tricarico: un ensemble di giovani percussionisti tricaricesi che per anni hanno suonato a fianco del maestro della Taranta Antonio Infantino che fanno del ritmo ancestrale la loro unica fede. Sul palco tamburi, cupa-cupa, campanacci, strumenti atipici che cadenzano antichi ritmi processionali che producono una vera e propria trance. Una proposta innovativa in cui Cirillo fonde il suo sound con la tradizione di questi percussionisti, le cui origini affondano nella tradizione e memoria di una terra antichissima.

I Tamburi di Tricarico rendono in musica le tracce di una terra che non riusciamo a ricordare con le atmosfere che ci è difficile afferrare restituendoci quelle emozioni che noi siamo più capaci ad assaporare. Questo lavoro è da considerarsi non solo una ricerca musicale che analizza in chiave mai retorica le proprie origini, ma una testimonianza sincera ed appassionata dell’esperienza di un mondo arcaico che ancora pulsa nelle vene di tutti noi attraverso le arterie della memoria.

I Tamburi di Tricarico si contraddistinguono per alcune sonorità tipiche della loro terra d’origine: cubba cubba, o cupa-cupa arcaico Tamburo a frizione, il cui suono cupo e profondo è provocato dallo strofinio della mano bagnata su una cannuccia cava, legata inferiormente ad una membrana fatta con pelle di animale o semplicemente con una tela. Lo sfregamento della mano sulla cannuccia e le vibrazioni della membrana amplificate dal recipiente determinano scansioni ripetitive assimilabili al ciclo biologico ‘nascita-vita-morte‘.

Questi tamburi scandiscono arcaici ritmi agro-pastorali e processionali, legati alla tradizionale raccolta delle olive in terra di lavoro.

Il loro “ritmo” nasce da antiche tradizioni lucane e rituali pagani che si ripetevano anche all’aperto per propiziare un buon raccolto e durante le tradizionali fiere e feste agricole. I cupa cupa e i tamburi venivano suonati soprattutto il giorno di S. Antonio Abate il 17 Gennaio che segna tradizionalmente l’inizio del Carnevale che rappresenta un periodo di passaggio e come tale rientra nella diffusa concezione ciclica del tempo (scandita da rituali) che ogni cultura possiede. Durante questo periodo la tradizione vuole che alcuni gruppi di persone girando per le strade del paese intonano canti e balli accompagnati dal suono del “cupa-cupa “e da suoni stridenti di campanacci –tamburi e campanelli. Questi rituali sono concepiti con il preciso scopo di abolire il ciclo di tempo trascorso, ricreare il caos primordiale e preparare il terreno per un altro ciclo temporale. Si svolgono tra vecchio e nuovo anno e sono definiti “riti di passaggio”. Comprendono: canti di questua, purificazioni e mascheramenti.

Con l’espressione Il paese del cupa cupa Diego Carpitella indicava la Basilicata nei resoconti delle ricerche svolte negli anni ’50 con Ernesto De Martino e Franco Pinna. A cinquant’anni di distanza, una capillare campagna di rilevamenti ci offre la più aggiornata ricostruzione della musica tradizionale della Basilicata, estesa ai principali paesi della Basilicata.

I CUPA CUPA DI TRICARICO

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